giovedì 29 gennaio 2009

Nero


TAVOLA 1

1/2: Esterno. Notte. Campo lungo sulla skyline di una metropoli ricca di grattacieli. Sta nevicando fittamente. Nota. La città non deve apparire come una città contemporanea e nemmeno come una città legata chiaramente al passato: mi piacerebbe che fosse composta da un mix di elementi appartenenti al nostro tempo e suggestioni anni '50, in modo da non consentire al lettore di orientarsi per quanto riguarda la collocazione temporale della nostra storia. Anche l'aspetto dei personaggi e il loro abbigliamento deve riflettere questa ambiguità.

DIDA: Anche sotto la neve, la mia città brucia.

3: Vignetta allungata in verticale, fino al bordo inferiore della tavola. Inquadratura leggermente dall'alto in basso e di tre-quarti del nostro protagonista. E' un uomo di circa trentacinque anni ed è una sorta di summa di tutti gli eroi e antieroi del noir: mmagino il suo aspetto simile a quello di Bruce Willis, barba leggermente incolta, capelli che iniziano a diradarsi, sguardo sempre un po' stanco. L'idea è quella di presentare non UN eroe noir, ma quasi l'ARCHETIPO dell'eroe noir. L'uomo, che indossa un lungo cappotto col bavero alzato, sta guardando pensieroso la neve che scende lentamente.

DIDA: E io brucio per lei.

Le vignette 4 e 5 occupano lo spazio restante della tavola, una sull'altra.
4: Inquadriamo da lontano il nostro eroe, di spalle, mentre cammina stretto nel suo cappotto per le strade innevate. Alla sua destra vediamo l'ingresso di un vicolo poco rassicurante, sporco e buio.

DIDA: Per le sue strade sporche.

5: Stringiamo la nostra inquadratura e concentriamoci sul volto dell'eroe. Si è voltato bruscamente alla sua destra, in direzione del vicolo. Il suo volto è contratto in una smorfia di rabbia e risolutezza: ha visto o sentito qualcosa!

TAVOLA 2

In questa tavola la vignetta principale è la 3/4, molto più grande rispetto alle altre.

1: Particolare della mano stretta a pugno di un uomo di colore. L'uomo indossa una pelliccia grigia, al polso porta una paio di enormi bracciali d'oro: la mano gronda sangue.

2: Altro particolare. Vediamo le gambe di una donna accasciata a terra. La sua gonna è leggermente scostata: indossa calze, reggicalze e scarpe con il tacco alto. In terra, sulla neve sporca, e sulle sue gambe vediamo alcune gocce di sangue.

3/4: Vignettona che ci presenta la scena per intero. Siamo nello stretto vicolo verso cui si è voltato il nostro eroe nella tavola precedente. Raggomilata in terra c'è una ragazza giovanissima e molto bella: i suoi capelli neri tagliati fin sopra le spalle sono arruffati, il trucco è sfatto, in particolare intorno agli occhi. Ha portato il dorso della mano alla bocca e sta asciugando il sangue che gli esce da una ferita alle labbra, mescolandosi al pesante rossetto. La ragazza è una prostituta. Nota. Mi piacerebbe che fosse disegnata con un aspetto che ricordi le prostitute degli anni '50 (si potrebbe prendere come riferimento visivo il film Black Dahlia di Brian De Palma). L'uomo davanti a lei è enorme: un colossale pappone nero, completamente calvo. Indossa una pelliccia grigia, ninnoli d'oro un po' dappertutto, una grossa collana al collo. Nota. In questo caso, visivamente, ci si può rifare a quella specie di gangster neri che si vedono in molti film o nei video hip-hop. In questo modo si può raggiungere lo scopo di portare il lettore ad una sorta di corto circuito temporale, ambientando la storia in un'epoca non ben definita.Il nostro pappone si sta carezzando le nocche insanguinate della mano, probabilmente pronto a sferrare altri colpi contro la ragazza: i suoi occhi sono di ghiaccio e fissano rabbiosi la giovane donna. In terra, tra la neve sporca, alcune banconote.

DIDA: Per i suoi figli ingrati.

5/6: Vignetta allungata e stretta. Inquadriamo il muro in mattoni del vicolo, dove scorgiamo manifesti strappati e graffiti. Sul muro si allungano deformate e grottesche le ombre del pappone e della ragazza: l'uomo ha alzato il braccio sopra la sua testa, sta per colpirla di nuovo.

TAVOLA 3

1/2: Vignetta orizzontale. Vediamo la mano alzata del pappone, pronta ad abbassarsi sulla povera ragazza. La mano del nostro eroe, però, la blocca a mezz'aria.

3: Allarghiamo leggermente e vediamo il nostro eroe colpire con un destro allo stomaco il colossale pappone in pelliccia. L'eroe è risoluto e sicuro di sé come solo gli eroi senza macchia sanno essere. Il pappa accusa il colpo.

4: Stringiamo di nuovo l'inquadratura, questa volta sul volto dell'uomo di colore. Sta ricevendo un potentissimo sinistro dal nostro eroe: uno schizzo di sangue e un dente partono dalla sua bocca aperta.

5: Vignetta allungata in verticale fino al bordo inferiore della tavola. Il restante spazio è occupato dalle vignette 6, 7 e 8 allineate in verticale una sull'altra nel rimanente spazio della tavola.Inquadriamo il nostro eroe a figura intera. Il pappone è ai suoi piedi, cerca faticosamente e dolorosamente di rialzarsi: un filo di bava e sangue si allunga dalla sua bocca fino quasi a toccare il terreno. Il nostro eroe ha ormai il controllo della situazione: gli ha appoggiato un piede tra capo e collo e lo tiene sottomesso mentre sfila da sotto il cappotto una pistola.

6/7/8 accostate in verticale una sull'altra, nel rimanente spazio della tavola.

6: Particolare delle mani del nostro eroe che caricano la pistola.
EFFETTO SONORO: CH-CLACK!

7: Vediamo la mano dell'uomo che allunga la pistola davanti a sé. Timidamente, la prostituta allunga la sua per prendere l'arma.

8: L'arma è passata dalla mano dell'uomo a quella ancora un po' incerta della ragazza.

DIDA: Perchè possa rialzarsi.

TAVOLA 4

1/2: Allarghiamo e inquadriamo per intero le figure dei tre protagonisti. Ora la ragazza si è alzata, ma si regge in piedi a fatica, a causa delle botte prese dal suo protettore: ha in mano la pistola, la vediamo mentre la solleva leggermente. I suoi vestiti sono sporchi, l’aspetto è tremendo, ma è chiaro come il sole che quella è una ragazza bellissima.Davanti a lei vediamo il nostro eroe: ha la schiena dritta, lo sguardo serio e fiero. Il suo piede continua a tenere sottomesso il pappone sanguinante e, ora, anche molto intimorito.La neve continua a scendere.

DIDA: La mia città è come questa ragazza.

3: Primo Piano della ragazza. Ha i capelli scompigliati, il trucco attorno agli occhi sciolto dalle lacrime, il rossetto completamente sbaffato e una ferita al labbro che le fa scendere un rivolo di sangue sul mento. E' bellissima e sensuale: allo stesso tempo una ragazzina ed una donna, pura e diabolica.

DIDA: E' cresciuta troppo in fretta.

4: Stacchiamo su una panoramica della città immersa nella notte e nella neve. L'accostamento di questa vignetta alla precedente deve sottolineare il paragone tra la ragazza e la città.

DIDA: Ha perso la sua innocenza.

5/6: Vignetta orizzontale e stretta. Primissimo Piano della canna della pistola che fa fuoco.

DIDA: Ma forse può ancora scegliere.

EFFETTO SONORO: BLAM

7/8: Vignetta strettissima, completamente nera.

TAVOLA 5

Tavola composta da tre vignette verticali.

1: Vignetta più grande delle altre due che compongono la tavola.Inquadriamo la ragazza con la pistola fumante in mano. Accanto a lei c'è il suo pappone, vivo e vegeto. Lei si è appoggiata a lui, sul suo petto. La mole enorme del protettore sembra avvolgerla e ripararla dalla neve: i due sembrano quasi formare una figura unica. La ragazza ha alzato leggermente la testa e punta gli occhi verso l'alto, verso il volto dell'uomo. Il pappone, invece, ha leggermente abbassato la testa e sta dando un bacio sulla fronte della prostituta. Tutto intorno, la neve.

DIDA: La mia città è una puttana bellissima.

PAPPONE: Ti amo, Cherry.

2: Inquadratura dall'alto, abbastanza ravvicinata, del nostro eroe: è caduto di pancia nella neve e vediamo le sue spalle e la sua testa, girata di lato. Dalla sua bocca esce del sangue, che si allunga sul terreno innevato.
DIDA: Mentre mi sciolgo nel bianco...

3: L'inquadratura dall'alto si allontana, e vediamo il nostro eroe lasciato a morire da solo nel vicolo. Il suo sangue (dalla bocca e da sotto la pancia) si allunga sul bianco del terreno. La neve continua a cadere dall'alto.

DIDA: ... sento battere forte il suo cuore NERO.

Nota. La parola NERO deve essere messa in evidenza nella didascalia, scrivendola in neretto e magari anche un po' più grande delle altre parole. Così avrà anche la funzione di titolo della storia.

L'illustrazione è di Simone Michelini, tratta dalle matite delle tavole che avete appena letto.

1 commento:

Marina ha detto...

Ma non vi vergognate? "Nero" ... bella prova, bravi, bene, bis! Non lo potevate intitolare "Diversamente Bianco"?
La gente sono cattivi. Proprio cattivi!