mercoledì 23 luglio 2008

33 anime


Questa è la sceneggiatura con la quale sono arrivato secondo al Manziana Comics Contest.
Buona lettura.


TAVOLA I

1/2: Il protagonista, un ragazzo sulla trentina, avanza verso di noi mentre telefona con il cellulare. Ha una borsa sotto l’ascella e una gabbietta con un gatto nella mano libera. Sullo sfondo, un paesaggio di montagna, alti alberi, una chiesetta in lontananza persa in mezzo al verde. È estate.
DIDA: “Emma, ricordi la prima telefonata dopo la mia partenza? Abbiamo scherzato, come se tutto ciò che era successo fino a quel momento fosse stato solo un brutto sogno…”
LUI: Trentatré anime, compresa la mia e quella di Bucky...
LEI (al telefono): Ma chi te l'ha fatto fare, di andare a sbattere lassù per scrivere i tuoi fumettacci!

3: Il protagonista, fingendo di essere offeso, con un lieve sorriso.
LUI: E' arte sequenziale, bella...
LEI (al telefono): Si, che la maggior parte della gente legge sul cesso!

4: Ora lui sorride più apertamente.
LUI: Ascolta Emma, ascolta. Ti amo. Ti amo davvero. E te lo dico adesso perchè se è vero quello che mi hanno detto all'agenzia immobiliare quassù i cellulari non... #

5: Il display del cellulare. Sopra al simbolo del segnale nessuna barretta.

6: Il ragazzo guarda il telefono. Accanto a lui un cartello metallico mezzo arrugginito recita "BENVENUTI". Lungo una stradina lastricata, si snoda il piccolo borgo in cui è venuto ad abitare.
LUI: Ecco, appunto.


TAVOLA II

1: Stacco. Il nostro scrittore è seduto al tavolo da lavoro, sul quale vediamo qualche libro, dei fogli scritti a mano, un portatile aperto. Il ragazzo guarda sconsolato, quasi intimorito lo schermo.
DIDA: “Ti ho detto che ho ripreso a scrivere, che ho molte idee e il lavoro procede bene. Che avrei voglia di farmi raggiungere da te. Mentivo.”

2: Primo Piano della pagina bianca del programma di scrittura con cui sta lavorando.
DIDA: “Passo i giorni a fissare lo schermo del portatile, il cursore che lampeggia indolente in cima alla pagina bianca.”

3/4: Campo lungo sui boschi che circondano il paesino. Nessuna traccia d'uomo. L'immagine deve dare l'impressione di un mare verde che assedia il piccolo borgo.
DIDA: “Mi perdo nei boschi solo per ritrovare sempre la strada di casa prima che faccia buio...”

5: Stacco. Notte. Il ragazzo sdraiato supino sul letto. Suda. Ha gli occhi sbarrati. Sembra turbato, quasi spaventato da qualcosa.
DIDA: “E non è vero nemmeno che ho ripreso a dormire sereno.”

6: L'esterno della casetta in mattoni in cui lo scrittore abita. L'ingresso è al primo piano e si raggiunge tramite delle scale. E' notte fonda. Il buio è quasi totale: la scena è debolmente illuminata solo dalla luna. Le luci della casa sono tutte spente.
DIDA: “Tutte le notti mi sembra di sentire passi leggeri nell'altra stanza. Non ho il coraggio di alzarmi.”


TAVOLA III

1: Stacco. È mattina. Lo scrittore vaga quasi sperduto nella stanza dove lavora. Le braccia rilassate lungo il corpo. Lo sguardo stanco, segnato da profonde occhiaie. Sembra in preda ad un ossessione più grande di lui, quasi smanioso.
DIDA: “La mattina cerco prove della visita notturna. Un oggetto spostato. Un grumo di terra sul pavimento. Un comportamento strano di Bucky.”

2: Il gatto del protagonista, Bucky. Ci guarda dal basso verso l'alto, la testa leggermente inclinata di lato, quasi con fare interrogativo.
DIDA: “Ma lui è lì, tranquillo, e mi guarda curioso. E non c'è niente che non vada.”

3: Lo scrittore si lascia scivolare con la schiena contro il muro, fino a sedersi in terra. Porta le mani alla testa.
DIDA: “Non c'è niente che non vada.”

4: Stacco. Ora vediamo una ragazza sui venticinque anni. Ha i capelli rossi. Non è particolarmente bella e nonostante appaia leggermente trascurata ha comunque una forte carica erotica quasi involontaria. Indossa un vestito leggero con dei fiori disegnati.
DIDA: “Allora penso a lei...”

5-6: L'inquadratura si allarga a comprendere oltre alla ragazza, un uomo di poco più grande di lei, un ragazzotto biondo e robusto con una camicia a scacchi. Ed un bambino sui cinque anni, biondo.
DIDA: “Allo sguardo che mi ha negato la prima volta che l’ho vista.”


TAVOLA IV

1/2: Stacco. L'interno della casa dello scrittore. La ragazza delle vignette precedenti, poggiata al tavolo con le mani sul ripiano. Ha i capelli raccolti sulla nuca. Non sorride. Non ammicca. Deve dare l'idea di attrarre senza però farlo in maniera esplicita. E' penetrata nella casa dello scrittore mentre lui era fuori.
DIDA: “Al giorno in cui rientrando l’ho trovata in casa.”

3: Lo scrittore, ancora con le chiavi in mano. Una busta con della spesa nell'altra. E' confuso, non si aspettava di trovarla lì. E' la sua ossessione, da quando l'ha vista la prima volta... e questo aumenta il senso di spaesamento.
LUI: T-Tuo figlio?

4: Primo Piano del volto di lei. Non si scompone.
LEI: E' di là, che gioca con i tuoi libri.

5: Lui si porta vicinissimo a lei. La afferra con forza. Ha superato un limite. Non tornerà indietro. Gli occhi del protagonista sono fissi su quelli di lei, comunicano un senso di urgenza, un impulso prepotente e irrefrenabile. Le labbra dei due sono vicine, ma non si toccano. L'immagine deve dare un senso di tensione, che andrà intensificandosi nelle vignette successive. L'inquadratura coglie la scena di lato, in Piano Americano.
Effetto Sonoro: TUMP

6: L'inquadratura si sposta alle spalle dello scrittore, che copre quasi interamente la donna. Lei, forzata dalla sua urgenza, apre le gambe mentre lui si incunea tra di esse. Le mani di lui armeggiano con la chiusura dei pantaloni.
Effetto sonoro: TUMP


TAVOLA V

1/2: L'inquadratura è di nuovo laterale, in Piano Americano. Lei ha ceduto alla sua spinta, ha aperto ancora di più le gambe. Sul volto, la stessa espressione di distacco. Lui è perso dentro l'ossessione che lo sta consumando, che lo spinge selvaggiamente. Le labbra, anche se vicinissime, non si toccano. La tensione è altissima.
Effetto Sonoro: TUMP TUMP TUMP
DIDA: “Al suo respiro regolare.”

3/4: Inquadratura più ravvicinata, alle spalle del protagonista. Lei ha scostato la testa ed ora possiamo vederla. Ha i capelli leggermente scompigliati dalla foga di lui. Lo sguardo strano, quasi assente. Nessuna espressione di piacere. Lui invece è fuori di sé.
DIDA: “Al suo modo di darsi senza concedersi.”
Effetto Sonoro: TUMP TUMP

5/6: Stessa inquadratura. Controcampo. Ora vediamo la nuca di lei ed il volto dello scrittore. Piange disperato ma continua a prendere la donna, ancora più forte.
DIDA: “Al suo modo di non essere te.”
Effetto Sonoro: TUMP


TAVOLA VI

1: Stacco. Esterno, notte. La finestra della casa dello scrittore. All'interno le luci sono spente.
DIDA: “Quella notte non ho avuto nemmeno la benedizione del dormiveglia agitato che di solito mi culla.”

2: Zoom sulla finestra della casa, quasi per riuscire a scorgere qualcosa all'interno. Ma non riusciamo a vedere niente. E' come guardare dentro un pozzo nero.
DIDA: “Uno scricchiolio. Dei passi. Quasi che i miei visitatori notturni avessero deciso di essere meno discreti.”

3/4: Stacco. La stanza in cui lavora lo scrittore. Giorno. Tutto, come al solito, è in ordine. Non c'è traccia del gatto, però.
DIDA: “Il sole era già alto quando ho trovato la forza di alzarmi. Tutto era esattamente come lo avevo lasciato la sera prima. Ma Bucky non c'era più. Non l'ho più rivisto.”

5: Lo scrittore in piedi nella stanza. Le braccia rilassate lungo il corpo. Il capo reclinato. Le gambe molli. Sembra tenere su di sé un peso ormai quasi insopportabile.

6: Stessa identica inquadratura.
DIDA: “Mi sono sentito infinitamente stanco.”


TAVOLA VII

1/2: La piazzetta del paese su cui si affaccia la casa dello scrittore. Giorno. Il nostro protagonista attraversa l'inquadratura mentre alcuni anziani, seduti all'esterno di un piccolo bar lo seguono con lo sguardo.
DIDA: “Sono sceso in strada. Mi è sembrato che tutto ammutolisse, sospeso, per guardarmi passare. Ma non ne sono sicuro... ho vissuto questi giorni come attraverso un velo di febbre.”

3: Soggettiva del protagonista. Vediamo il bancone dell'armeria. Il proprietario, un uomo dal volto bonario, ci guarda sereno.
DIDA: “Sono entrato in armeria e sono rimasto in silenzio.”

4: Soggettiva del protagonista. Il proprietario dell'armeria spinge verso di noi un fucile poggiato sul bancone, senza dire una parola. Il contrasto tra la sua espressione rassicurante ed il gesto deve comunicare un senso di inquietudine, quasi a suggerire che l’uomo sapesse già che lo scrittore sarebbe venuto da lui.
DIDA: “Ho preso il fucile e sono uscito senza salutare.”

5: Stacco. Vediamo il protagonista, seduto al tavolo a cui lavora, mentre scrive la lettera che fino ad ora abbiamo letto nelle didascalie. Usa carta e penna, non vediamo il suo portatile. Sul tavolo è poggiato il fucile.
DIDA: “Ora mi aspetta paziente, mentre finisco di scrivere queste parole.”

6: Primissimo Piano della lettera che brucia, accartocciata. La carta inizia ad annerirsi, possiamo solo leggere qualche parola.
DIDA: “Che tu non leggerai.”


TAVOLA VIII

1: Le scale esterne della casa dello scrittore. Notte. Il protagonista scende con in mano il fucile.

2: Lo scrittore esce dal paese, incamminandosi in direzione dei boschi.

3/4: Ora vediamo lo scrittore fermarsi in una piccola radura circondata da alti alberi. La scena è illuminata dalla luna. Questa scena deve avere un forte carattere teatrale, come se quella radura fosse una sorta di palco illuminato da un occhio di bue.

5: Piano Americano dello scrittore, con in mano il fucile, che si guarda intorno. Il suo volto comunica un forte senso di stanchezza ed inquietudine. Gli occhi segnati da occhiaie, le labbra screpolate, come se fosse divorato da una sorta di stato febbrile. Il suo sguardo è spaesato.

6: L'inquadratura si sofferma su alcuni degli alberi che circondano la piccola radura. Sono immersi nelle ombre e colpiti solo da pallide lame di luce lunare. Oltre i tronchi degli alberi in Primo Piano, il buio è ancora più fitto.


TAVOLA IX

1: Il protagonista si inginocchia. Continua a guardare con gli occhi vuoti e persi verso il muro di alberi che lo circonda. Quasi come se avesse sentito qualcosa. Il fucile è poggiato in terra davanti a lui.

2: Inquadratura molto simile alla sesta della tavola precedente. Questa volta però dalle fitte ombre, quasi generate dal buio stesso, si staccano le figure di alcune persone. Non le conosciamo, ma tra queste vediamo il proprietario dell'armeria. Hanno tutti un'espressione "neutra", quasi fossero delle maschere e questo comunica un senso di inquietudine, di ambiguità. Ma non di aperta minaccia.

3: Ancora un'inquadratura degli alberi immersi nel buio. Dall’oscurità escono altre figure di donne e uomini. Riconosciamo tra queste la donna con cui lo scrittore ha avuto il rapporto sessuale. E' insieme al marito ed il figlio, che l'uomo tiene per mano. Anche il bambino ha l'espressione seria dei grandi.

4: L'inquadratura si allarga e si sposta leggermente verso l'alto. Vediamo lo scrittore inginocchiato, ha preso in mano il fucile. Gli abitanti del paese stanno formando attorno a lui un cerchio e continuano a guardarlo in silenzio. Alcuni stanno uscendo ancora dall’oscurità, aggiungendosi agli altri.

5: L'inquadratura si sposta ancora di più verso l'alto. Ora il cerchio composto da tutti gli abitanti del paesino (uomini, donne, anziani, qualche bambino tenuto per mano) è completo. Al di fuori della radura, del cerchio di persone e del confine degli alberi il buio è fittissimo. L’impressione teatrale della scena è ancora più accentuata.

6: Primo Piano dello scrittore. Il suo volto è immensamente triste. Ha la canna del fucile in bocca. Rivolge il suo sguardo perso e lacrimoso verso di noi.


TAVOLA X

NOTA: Questa tavola deve essere costruita in maniera leggermente diversa rispetto alle precedenti. Avremo quattro vignette lunghe, la cui altezza andrà progressivamente a diminuire.

1/2: Vignetta scontornata. Vediamo le silhouette degli alti alberi del bosco completamente nere su fondo bianco. Solo il bordo inferiore della vignetta è ben definito.
EFFETTO SONORO: BANG

3/4: Stessa inquadratura, sempre all’interno di una vignetta scontornata. Dagli alberi, spaventati dallo sparo, si alzano degli uccelli. Vediamo le loro silhouette che pian piano vanno a riempire lo spazio bianco.

5/6: Ancora una vignetta scontornata. Gli uccelli in volo in questa inquadratura hanno quasi riempito tutto lo spazio bianco.

7/8: Vignetta completamente nera.

giovedì 17 luglio 2008

A Panda piace...


La carta d'identità di Panda recita: Panda nasce a Gupi una fredda e piovosa sera di Maggio da madre Promessa e padre Photoshop. E' il risultato di eventi e casualità. E' stato fatto uscire con la forza da dentro Giacomo Bevilacqua.
Panda è anche figlio di un delicato equilibrio e di una fortunata alchimia: nelle strisce che lo vedono protagonista, infatti, convergono il mondo ingenuo e pieno di stupore dei bambini e raffinati giochi metafumettistici.
E poi, nonostante la sua innegabile dolcezza, Panda non ha l'aspetto rassicurante di Winnie The Pooh: c'è qualcosa, forse nel tratto leggermente "sporco" di Giacomo, che completa il peculiare cortocircuito di queste strisce.
Spero di vederlo presto pubblicato.
Ah, Panda lo trovate qui .
Fateci un salto. Merita davvero.

lunedì 14 luglio 2008

Sta arrivando...


OMNIVERSO, oltre ad essere il delirio di un gruppo di nerd talmente nerd da essere considerati tali anche dagli abituali frequentatori di forum fumettistici è, come dice il sottotitolo, una rivista di studi sull'universo supereroistico.
Niente rumors e news, quindi. Per quelle ci sono migliaia di siti e forum, aggiornati praticamente in tempo reale.
Il nostro obiettivo è stato fin dall'inizio quello di fornire articoli di analisi e approfondimento di particolari saghe o cicli di storie, dettagliate biografie di autori, strumenti utili alla comprensione dei meccanismi alla base di universi narrativi affascinanti e complessi come quello 616 della Marvel (in questo senso, proprio nel primo numero avremo un pezzo che analizza il concetto di Continuity, Retcon e Reboot).
Il primo numero di OMNIVERSO sarà presto disponibile gratuitamente sul sito http://www.blue-area.net/ .
Se volete proporvi come articolisti, contattatemi pure a questo indirizzo: omniverso@blue-area.net .